Studi e Ricerche

LA RIANIMAZIONE CARDIOPOLMONARE COME PREVENZIONE SECONDARIA

NEL GIORNO DELLA MORTE DEL NUOTATORE NORVEGESE DALE OEN , PER ARRESTO CARDIACO , RISULTA ANCORA PIU' EVIDENTE L' IMPORTANZA DELLA RIANIMAZIONE CARDIOPLMONARE COME PREVENZIONE SECONDARIA, IN GRADO DI SALVARE TANTE GIOVANI VITE

A TALE PROPOSITO PUBBLICO UN ARTICOLO DEL CORRIERE DELLA SERA CHE DESCRIVE IL SALVATAGGIO DI UN GIOVANE ATLETA GRAZIE ALL'UTILIZZO DEL DAE

Nello stesso giorno della tragedia di Morosini, a Piacenza un uomo di 46 anni, Massimo Proietti, è stato salvato in campo grazie a un defibrillatore. Proietti stava giocando una partita del campionato amatoriale tra la Libertas, squadra in cui milita, e la Vittorino da Feltre. Il calciatore è stato soccorso da Sandro Pagani giocatore della Vittorino e Salvatore Fermi vicepresidente dello stesso club, entrambi medici. Lo racconta lo stesso Fermi, presente alla manifestazione “Arginiamo il cuore”. «Il giocatore si è accasciato a terra in mezzo al campo senza un motivo apparente perchè non c’era un’azione di gioco. Caduto a terra, con la palla lontana, e il gioco si è fermato per capire cosa era successo. Ero a bordo campo e l’altro collega era un compagno di gioco di Proietti. Abbiamo avvisato subito il 118 e poi mentre gli prestavamo le prime manovre, dalla segreteria della società c’è stato portato il defibrillatore, che era distante 100 metri dal campo. Abbiamo applicato il defibrillatore, poi abbiamo continuato a fare massaggio e respirazione. Il giocatore non ha ripreso conoscenza, ma ha ripreso il battito e un respiro un po’ diverso. Fino all’arrivo del 118».

PRIMA VOLTA - Per lui si è trattato della prima esperienza con un defibrillatore. «Avevo effettuato il corso di formazione all’Usl, avevo già visto l’apparecchio ma non sono un medico cardiologo o un rianimatore. Quindi non avevo esperienza. La mia specialità è la medicina del lavoro, che non prevede in generale fortunatamente situazioni di emergenza. Per cui era la prima volta che mi trovavo in un situazione così drammatica». Qual è stato l’impatto emotivo? «Be', c’è stato – dice -. Un conto è fare le prove su un manichino, come avevo fatto io al corso dell’Usl, e un contro trovarsi di fronte a una persona che effettivamente sta male. È stato molto importante avere il coordinatore del 118. Non ci siamo sentiti solo su quel campo, ma avevamo un coordinamento e un’assistenza. Quindi le cose che abbiamo fatto le abbiamo fatte guidate. Abbiamo dato una sola scarica e il defibrillatore poi ci ha detto di non scaricare più. Io che l’ho usato per la prima volta, dico che è uno strumento molto semplice».PRONTO SOCCORSO - Cosa è successo dall’altro capo del filo, lo racconta Stefano Nani, coordinatore del 118 di Piacenza: «È arrivata la chiamata al 118 e questo ha attivato a tempo zero tutta la rete del sistema. Subito si è capito che si trattava di un possibile arresto cardiaco. Ma soprattutto questo coordinamento ha usato le istruzioni da sala operativa cioè ad aiutare il personale che era sul posto a utilizzare il defibrillatore. Il medico era la prima volta che usava il defibrillatore e chi era in centrale operativa ha aiutato e sostenuto semplicemente telefonicamente una persona che in questo caso era un medico, ma la stessa azione poteva essere riportata benissimo anche a un comune cittadino. Le informazioni da dare e le nozioni da acquisire sono talmente semplici che diventa determinante passarle e conoscerle. Allo stesso tempo è importante conoscere la propria realtà: l’operatore in centrale sapeva esattamente dove si trovava il defibrillatore all’interno dell’impianto sportivo e ha dato indicazioni per riuscire a trovarlo, per portarlo e per usarlo. Dobbiamo anche dire che siamo stati un po’ fortunati? Sicuramente, perché in questi interventi anche un po’ di fortuna personale spesso c’è. Ma vorrei sottolineare come un coordinamento reale, locale dei servizi 118, bene integrato con tutto quello che attiene al Progetto Vita, quindi dalle dislocazione delle sedi fisse dei defibrillatori a quelle che girano, polizia, carabinieri, polizia municipale, vigili del fuoco funziona e porta oggi a dei risultati che vediamo»