Così comincia un interessante articolo della National Geografic italia che riporta uno studio pubblicato sul journal of Experimental Biology a firma di Christine Dell'amore
Molte volte nel corso della mia attivita' professionale , mi viene fatta la fatidica domanda ... correre fa bene ? e se corro tutti i giorni sono destinato ad ammalarmi ?
Puntualmente rispondo che la corsa non puo' fare male in quanto penso che sia un'attività connaturata all'essere umano
E questo lo rivela un nuovo studio che indaga sulle origini della piacevole sensazione di benessere ed euforia che si prova in seguito all'esercizio aerobico.
Quella sensazione si verifica quando alcune sostanze chimiche naturali, dette endocannabinoidi, attivano una parte del cervello associata con il senso di benessere, spiega il coautore dello studio Greg Gerdeman, biologo dell'Eckerd College di St. Petersburg, Florida: "Spesso ci si riferisce agli endocannabinoidi come una sorta di marijuana naturale, perché attivano recettori cellulari simili".
Per verificare se la corsa e i suoi piacevoli effetti siano connaturati in più animali particolarmente attivi, Gerdeman e colleghi hanno effettuato un esperimento su due specie di "atleti naturali", uomini e cani, e su un'altra specie che non corre, il furetto.
La squadra di ricercatori, guidata da David Raichlen della University of Arizona, ha raccolto campioni di sangue di dieci uomini, otto cani e otto furetti prima e dopo averli fatti correre su un tapis roulant per 30 minuti.
Le analisi hanno rivelato che, dopo l'esercizio fisico, nel sangue di uomini e cani era aumentatoil livello di anandamide, un tipo di endocannabinoide; invece, nel sangue dei furetti non si notavano cambiamenti di alcun tipo.
Ai soggetti umani inoltre è stato fornito un questionario per la valutazione dell'umore, e tutti hanno affermato di sentirsi meglio dopo l'esercizio fisico. Non solo: più era aumentato il livello di anandamide, più era notevole il miglioramento dell'umore.
I risultati dell'esperimento quindi confermano l'ipotesi che le specie "atletiche" trovino nella sensazione di benessere una motivazione innata che le spinge a correre, cosa che invece non accade nelle specie non-atletiche.
Corsa ed evoluzione
Lo studio sembra anche suggerire cosa potrebbe aver spinto la nostra specie ad adattarsi, evolutivamente parlando, alla corsa su lunga distanza - una pratica altrimenti "non solo stancante, ma che espone a possibili ferite e danni fisici in un mondo dominato dai predatori", sottolinea Gerdeman.
"Se i primi esseri umani avessero provato quella sensazione di euforia", dice il biologo, "ciò avrebbe costituito una sorta di 'premio' neurologico che li avrebbe spinti a ripetere quel comportamento. Ma il vero vantaggio evolutivo sarebbe stato rappresentato dalle maggiori possibilità di sopravvivere e di riprodursi legate a quel comportamento".
Ad esempio, la capacità di resistenza acquisita potrebbe aver consentito ai cacciatori-raccoglitori di cacciare animali come le gazzelle, che corrono velocemente ma non per lunghi tratti: una strategia che avrebbe reso l'essere umano un cacciatore più efficiente.
Secondo Dan Lieberman, un biologo dell'evoluzione della Harvard University, la sensazione di benessere legata alla corsa potrebbe aver anche reso più vigili quegli antichi cacciatori: "Quando si prova l'euforia legata alla corsa, ogni sensazione diventa più intensa, e si acquisisce una maggiore consapevolezza".
Nel 2004, Lieberman e il collega Dennis Bramble pubblicarono uno studio che sosteneva che l'uomo si fosse evoluto per correre su lunghe distanze circa due milioni di anni fa. I due elencavano a sostegno della loro teoria una serie di adattamenti fisici, dai tendini elastici ai corti avambracci.
Il nuovo studio, dice Lieberman, "va ad aggiungere alla lista dei tratti fisici anche quelli neurobiologici. Se per i nostri antenati correre era importante ai fini della caccia e della raccolta, doveva esserci per forza un meccanismo di feedback che spingeva l'essere umano a farlo - e la sensazione di euforia data dalla corsa costituisce senz'altro un feedback positivo".
Evoluti per l'atletica
Benché oggi la maggior parte delle persone non è più costretta a inseguire la propria cena, correre comporta ancora una serie di benefici, sottolineano entrambi gli studiosi.
"Se la nostra fisiologia si è evoluta in modo tale da renderci creature attive, ciò spiegherebbe perché la nostra salute mentale, cardiovascolare e metabolica dipende dall'esercizio fisico", dice Gerdeman.
"La questione è più vasta", aggiunge Lieberman, "e consiste nel fatto che molte persone non hanno consapevolezza del proprio corpo, e non capiscono quindi cosa significhi fare regolarmente esercizio fisico". Un cacciatore-raccoglitore, cita come esempio, percorreva dai 9 ai 15 chilometri al giorno. Che ci piaccia o no, dice lo studioso, "il nostro corpo si è evoluto per far di noi degli atleti".
Lo studio sugli effetti neurobiologici della corsa è pubblicato su Journal of Experimental Biology.