La valutazione funzionale dell’atleta è l’indagine, attraverso una serie di test (caratteristiche dei quali sono quelle di essere ripetibili e obiettivi), dei fattori fisiologici che determinano la prestazione fisica e sportiva; tale valutazione permette di programmare in modo preciso l'allenamento ottimizzando la prestazione ed evitando il pericolo del superallenamento come anche il calo della performance.
Un’ottima metodica di valutazione è rappresentata dal Functional Movement Screen (FMS).
DR SARA CHIARELLO
Il metodo FMS è stato sviluppato nella sua forma attuale oltre un decennio fa ed ha ottenuto il sostegno di chi lavora nel mondo della riabilitazione e del fitness in quanto ritenuto un ottimo metodo sia per valutare da un punto di vista fisico un individuo sia per, conseguentemente, sviluppare un programma di esercizi correttivi finalizzati al miglioramento degli schemi di movimento. Il metodo FMS può essere difatti utilizzato quando si sta per finire una riabilitazione per creare un ponte verso una ginnastica di manutenzione o allenamento, per aiutare il ritorno allo sport ed infine, aspetto non meno interessante, per facilitare la previsione dei infortuni.
Il sistema FMS si avvale di sette movimenti standardizzati.
Il soggetto in esame deve eseguire tutti e sette i movimenti (cinque di questi test sono bilaterali); a seconda dell’ esecuzione del movimento viene assegnato un punteggio che va da 0 a 3. Sommate le singole votazioni si ottiene un punteggio totale che fornisce un quadro globale dello stato motorio del soggetto.
Questi sette test sono somministrabili sia a soggetti che regolarmente fanno sport, sia a soggetti sedentari, come testimonia la letteratura. Ciò che mancava era un riscontro nell’ ambito della disabilità. Preso atto di ciò, è nata l’idea di applicare il metodo FMS su individui affetti da disabilità intellettiva; ciò è stato possibile grazie alla collaborazione fra la Dott.ssa Sara Chiarello e il Dott.Charlie Ferron, operatore FMS, e grazie alla disponibilità della struttura A.n.f.f.a.s. di Prato.
Innanzi tutto occorre dare una definizione appropriata di Disabilità intellettiva; per l’Organizzazione Mondiale della Sanità la Disabilità Intellettiva (D.I.) “si connota per la contemporanea presenza di un significativo deficit intellettivo, di una inadeguatezza evidente in alcuni funzionamenti ed abilità adattive nonché per un esordio prima dei 18 anni”.
La Dott.ssa Sara Chiarello ha lavorato appunto su questa categoria di soggetti, scelti fra un gruppo assolutamente eterogeneo di ragazzi diversamente abili che regolarmente partecipano a gare sportive.
Posti come obiettivi:
in data 10 Giugno 2012 sono stati eseguiti i primi test FMS.
Trattandosi di soggetti con evidenti problematiche motorie, il metodo FMS è stato “adattato” ad ogni soggetto semplificando le modalità di esecuzione, questo ovviamente senza cancellare la validità degli stessi. Programmata una seconda valutazione a un mese circa di distanza, è stato valutato quale fosse il tipo di intervento migliore: è stato enfatizzato l’aspetto ludico, sono stati creati percorsi lavorando in particolar modo sulla coordinazione, la mobilità articolare e l’equilibrio.
In data 15 Luglio 2012, poco più di un mese dopo le prove di valutazione iniziale, sono stati ripetuti i test; risultato sperato ed atteso è stato quello che tutti i soggetti hanno incrementato il loro punteggio.
In definitiva cosa si può dire?
Con il metodo FMS si riesce a valutare il quadro generale del soggetto e inoltre lo si può addirittura anche “misurare” dando un "voto" alle capacità funzionali dell'atleta. Il sistema FMS si accompagna al concetto di allenamento funzionale. Tale nuovo approccio ha numerosi benefici: aumenta la coordinazione del corpo migliorandone la sua mobilità e stabilità, coinvolgendo più gruppi muscolari; inoltre gli allenamenti attivano il ‘core’, la zona centrale del corpo che sostiene la postura e protegge la colonna vertebrale. Bisogna sottolineare anche il fatto che il metodo FMS non è uno strumento volto alla diagnosi di problemi ortopedici ma serve piuttosto per valutare limitazioni o asimmetrie di mobilità e/o stabilità in individui sani. Come dimostrato, è vero anche che esso è applicabile anche a soggetti diversamente abili, i quali, dopo studiato e “adattato” intervento, risultano migliorare sia come punteggio totale sia nelle loro capacità.
DR SARA CHIARELLO